Le scarpe rivestivano i piedi di uomini e donne già nella preistoria, spartani sandali o calzature in pelliccia a seconda del clima, ma in ogni caso accessori rari riservati ai più fortunati.
Da sempre, infatti, le scarpe sono uno status symbol, a riprova di ciò possiamo ricordare la distinzione operata dagli antichi ebrei tra i comuni sandali indossati dal popolo e gli eleganti calzari creati per i guerrieri o ancora le calzature degli antichi romani per i quali la scelta era tra oltre venti modelli, declinati in base allo status e alla moda.
Nel Medioevo le persone comuni indossavano gli zoccoli in legno o elementari calzature in stoffa, mentre i più ricchi potevano permettersi stivali in pelle, in particolare stivali dalle punte stravaganti.
In proposito citiamo le famose poulaine, le spettacolari babbucce assai popolari tra i nobili europei nel XIV secolo le cui punte crescevano in proporzione alla classe sociale.
Agli antipodi, da sempre la moda vive di estremi, ricordiamo le scarpe a piede d'orso dalla comoda punta larga tronca introdotte da Carlo VIII, sovrano nato con piedi di sei dita.
Anche la nascita dei tacchi sembra riconducibile ad un sovrano, al mitico Re Sole che non era certamente alto e quindi lanciò la moda delle calzature rialzate sia per gli uomini sia per le donne di corte.
Il vento rivoluzionario soffiò pure sulla moda: le scarpe divennero sobrie, essenziali, prive di tacco, ma a metà dell'Ottocento il settore calzaturiero conobbe una rinascita straordinaria e le scarpe divennero a tutti gli effetti protagoniste del look maschile e femminile.